Le batterie allo zucchero per alimentare smartphone e tablet saranno presto realtà. Dopo le ricerche condotte nel 2012 dall’Università di Tokyo, è il turno di un nuovo studio dell’istituto Virginia Tech negli Stati Uniti. E, rispetto a quanto ottenuto fino a oggi, queste batterie hanno tutte le carte in regole per fare la loro apparizione sul mercato, perché l’autonomia è adeguata e i costi contenuti.
Quello dell’approvvigionamento di energia per smartphone, tablet e altri dispositivi da taschino è un problema che da tempo assilla i produttori tecnologici mondiali. Le attuali soluzioni al litio non sono sempre efficienti – l’estrazione mineraria ha dei costi importanti – e finito il ciclo di vita lo smaltimento è decisamente problematico. L’industria, di conseguenza, da tempo spera l’invenzione di qualche materiale che sia economico, duraturo e soprattutto riciclabile. La risposta potrebbe proprio venire dallo zucchero, un elemento la cui capacità energetica è studiata da decenni.
La ricerca, condotta da Percival Zhang e pubblicata su Nature Communications, si differenzia da quanto raggiunto in passato perché queste “batterie dolci” possono pregiarsi di una densità energetica decine di volte maggiore rispetto ai precedenti prototipi, tanto da rendere questi accumulatori del tutto simili in durata alle normali soluzioni al litio. E in più sono ecologiche – lo zucchero è ovviamente un elemento al 100% naturale – e facilmente ricaricabili, oltre che riciclabili senza danni nefasti per l’ambiente.
Il funzionamento è complesso, ma estremamente funzionale. Un composto enzimatico interagisce con il carbonio contenuto nello zucchero: si viene a creare un processo di catalizzazione in una cella a combustibile enzimatica, dove le maltodestrine – estratte dall’idrolisi dell’amido – e l’aria attivano lo scambio. Si viene così a generare del calore, dell’acqua e dell’energia elettrica, sufficiente per le necessità di un terminale da taschino. Una scoperta che non è solo interessante a livello ecologico, ma anche per la sua praticità: in futuro, forse, per ricaricare lo smartphone non si dovranno attendere ore e ore di collegamento alla rete elettrica, ma basterà avere a disposizione una bustina del dolcificante più utilizzato al mondo.
Fonte Greenstyle
Quello dell’approvvigionamento di energia per smartphone, tablet e altri dispositivi da taschino è un problema che da tempo assilla i produttori tecnologici mondiali. Le attuali soluzioni al litio non sono sempre efficienti – l’estrazione mineraria ha dei costi importanti – e finito il ciclo di vita lo smaltimento è decisamente problematico. L’industria, di conseguenza, da tempo spera l’invenzione di qualche materiale che sia economico, duraturo e soprattutto riciclabile. La risposta potrebbe proprio venire dallo zucchero, un elemento la cui capacità energetica è studiata da decenni.
La ricerca, condotta da Percival Zhang e pubblicata su Nature Communications, si differenzia da quanto raggiunto in passato perché queste “batterie dolci” possono pregiarsi di una densità energetica decine di volte maggiore rispetto ai precedenti prototipi, tanto da rendere questi accumulatori del tutto simili in durata alle normali soluzioni al litio. E in più sono ecologiche – lo zucchero è ovviamente un elemento al 100% naturale – e facilmente ricaricabili, oltre che riciclabili senza danni nefasti per l’ambiente.
Il funzionamento è complesso, ma estremamente funzionale. Un composto enzimatico interagisce con il carbonio contenuto nello zucchero: si viene a creare un processo di catalizzazione in una cella a combustibile enzimatica, dove le maltodestrine – estratte dall’idrolisi dell’amido – e l’aria attivano lo scambio. Si viene così a generare del calore, dell’acqua e dell’energia elettrica, sufficiente per le necessità di un terminale da taschino. Una scoperta che non è solo interessante a livello ecologico, ma anche per la sua praticità: in futuro, forse, per ricaricare lo smartphone non si dovranno attendere ore e ore di collegamento alla rete elettrica, ma basterà avere a disposizione una bustina del dolcificante più utilizzato al mondo.
Fonte Greenstyle