Era una bella mattina di primavera e il sole scaldava il prato verde, trapuntato di fiori. Su uno di essi aveva dormito una bella farfalla che, stiracchiandosi,
distese le ali variopinte per asciugarle ai tiepidi raggi del sole e
poi si librò nell’aria, cominciando a curiosare qua e là.Giunta sulla riva d’uno stagno, si rimirò nell’acqua ferma che le faceva da specchio."Quanto sono bella!", pensò la farfalla e, felice, si mise a volare in giro per farsi vedere ed ammirare da tutti.Ad un certo punto, però, cominciò a sentire un po’ d’appetito.
Istintivamente volò verso un orto dove c’era una distesa di cavoli
freschi e turgidi. Si fermò sul più grosso e bello, provò ad assaggiarlo, succhiò un po', ma subito si ritrasse disgustata. - Puah! Che cattivo odore e che saporaccio! Ho fatto male a venire
qui nell’orto, dovevo andarmene in qualche bel giardino ricco di rose e
garofani, di dalie e giunchiglie profumate. Il cibo dell’orto non fa per
me, io ho bisogno di cose più delicate. - Hai cambiato gusto a quel che sembra! - Osservò ironicamente il
cavolfiore offeso - Ti ho conosciuto in ben altre condizioni, bella mia,
quando eri meno elegante e colorata. Ricordo bene quando eri un bruco
nudo e crudo, per niente bello da vedere, e fui proprio io a darti cibo e
alloggio. - Il cibo dell’orto non fa per me, io ho bisogno di cose più delicate! - Rispose risentito l’insetto. - Allora il sapore delle mie foglie ti sembrava buono e appetitoso.
Ora che sei cresciuta, cambiata, rivestita di seta e di splendidi
colori, frequenti giardini profumati e disdegni i buoni amici d’un
tempo… Hai poca memoria e troppa boria! Sei bella, sì…ma non sei buona
se disprezzi chi ti ha cresciuta senza chiederti niente. - La farfalla, tutta rossa per la vergogna, se ne volò via.
(Lucio Apuleio)